Dopo oltre vent'anni
dalla sua scomparsa e nonostante i libri pubblicati sulla figura di Moravia,
Carmen Llera, moglie del celebre scrittore, si lamenta dell'oblìo nel quale
l'opera complessiva del marito sarebbe caduta. E infatti Moravia è parte
integrante del paesaggio letterario italiano del Novecento. Attraverso
quest'accenno ad uno dei più importanti intellettuali del secolo scorso,
proveremo a mettere in evidenza i periodi più decisivi della sua vita
intrecciata con le sue opere più notevoli, il suo impegno politico e in un
contesto lievemente diverso, la sua posizione verso la società del Dopoguerra.
Alberto Moravia (1907, Roma - 1990, Roma)
Essendosi rimesso da
una coxite tubercolare che lo immobilizzò fino al 1925, Moravia esordì irrompendo sulla scena
letteraria con il suo famoso romanzo psicologico Gli Indifferenti che gli porterà una celeberrima e
precoce notorietà. La pubblicazione della sua opera capitale nel 1929, anno
della crisi economica mondiale e in Italia dei Patti Lateranensi, fu soggetta a
l'osteggiamento da parte del fascismo. Il pensiero unico fascista spinge alla
tradizione mentre Moravia denuncia in maniera insolita l'ipocrisia del ceto
altolocato (che combatte), andando quindi controcorrente. Egli descrive con un impeccabile
realismo l'esistenza passiva e priva di qualsiasi emozione di due giovani
fratelli, Michele e Carla, indifferenti alla meschinità e ai tradimenti che
serpeggiano nella propria famiglia e cerchia di amici, e quindi la decadenza
morale della borghesia. La madre Maria Grazia è innamorata di Leo, un affarista che si è preso tutti i
suoi beni e vuole ora anche Carla, sua figlia, che alla fine gli cede.
Michele tenta di ostacolare Leo, compra una pistola ma dimentica di caricarla per cui non riesce a ucciderlo e la
vita continua con l'ipocrisia di sempre e l’apparente felicità come accade
nelle famiglie borghesi dell’epoca. Dopo
l’ennesimo fallimento, esce per
le strade, cammina fra la gente, ma rimane indifferente a tutto quello che lo
circonda: «Gli pareva di essere solo, miserabile, indifferente». Moravia
denuncia quindi l’incapacità dell’uomo di sottrarsi agli schemi convenzionali,
la verità e il cinismo di certa classe borghese, l’amore visto come erotismo
disperato e infine l’indifferenza di fronte al tale realtà e non vede per
l’uomo alcuna possibilità di salvezza. Edito questo capolavoro, cominciò a
collaborare con Il Corriere della Sera dal 1948 ed entrò a far parte di vari periodici (tra cui l'Espresso). Nel
1953, fondò "Nuovi Argomenti", una rivista che diresse fino alla sua
morte, nel 1990. Contemporaneamente alla sua carriera giornalistica, prosegue
la stesura di romanzi, racconti e saggi. Nel 1951, Moravia scrive Il Conformista in cui ci presenta Marcello, un protagonista antieroe, un
assassino, il cui primo delitto risale alla sua infanzia, quando un pedofilo
tentò di abusare di lui. Marcello gli sottrasse la pistola e gli sparò prima di
scappare. A trent’anni, Marcello Clerici si porta dietro questo ricordo e un
gran senso di colpa. Per
dimenticare il suo passato, è convinto di dover "conformarsi" agli
altri e così di sembrare normale. Decise quindi di sposare Giulia, e anche di
confessarsi ad un prete. Non gli basta e da appartenente all'OVRA, la polizia
fascista, dovrà far uccidere il professor Quadri, un insegnante di filosofia,
antifascista che si era rifugiato in Francia. Accade poi che si innamora della
moglie di quest'ultimo. L'anormalità di Marcello sta nel fatto che vuole
assomigliare a tutti gli altri mentre ciascuno cerca di distinguersi.
Negli anni precedenti la sua morte, Moravia si dedicherà al teatro
nonché alla stesura di diari di viaggio. Man mano si evolve il XX secolo, lo
stile e l'impegno dello scrittore romano cambiano. Tuttavia le sue opere e le
sue opinioni politiche sono rimaste invariate, il che gli consente di essere
considerato come scrittore e intellettuale di maggior rilievo, e di ottenere
nel 1985 il titolo di "personalità europea".
In un percorso letterario parallelo a quello di Ignazio
Silone (e le vicissitudini nel pubblicare Fontamara nel
1933), non possiamo che sottolineare che in Moravia vi è «un’altissima
sincerità di intenti, il desiderio di capire e farsi capire, di comunicare, di
aggiornarsi, di non sentirsi un sopravvissuto e soprattutto […] una profonda
fede […] nella funzione sociale dell’intellettuale vigile e partecipe nel
proprio tempo» (Eugenio Ragni). Da un punto di vista stilistico, Moravia va
collocato fra gli esistenzialisti. L'esistenzialismo, come quello sviluppato da
Jean-Paul Sartre in Francia, richiede un impegno civile, un
"engagement" da parte dell'intellettuale. Alberto Moravia, attraverso
la sua provocatoria oggettività, si schiera dichiaratamente col movimento
antifascista che si stava creando, pur non avendo firmato il Manifesto degli
intellettuali antifascisti redatto da Benedetto Croce nel 1925. La corrente di
pensiero contemporanea si afferma
principalmente tra la fine degli anni '20 e i '50 ed essa insiste sul valore
specifico dell'esistenza umana individuale e sul suo carattere precario e
finito, assumendo in alcuni
rappresentanti un'accentuazione religiosa, in altri un carattere
umanistico e mondano. L'impegno civile di Moravia si tramuta in impegno
politico (come quello d'Eugenio Montale) poiché dal 1984 al 1989 fu eletto
deputato al Parlamento europeo nelle liste PCI. Le basi delle sue tematiche
rimangono il rapporto fra purezza e corruzione nonché l'osservazione delle
trasformazioni sociali che coprirono il Novecento da lui vissuto. Moravia
gioca il ruolo di osservatore distaccato rappresentando il declino di
un'umanità incapace di slanci ideali e inevitabilmente delusa dal sesso e dal
denaro che ne sono i surrogati. Il realismo col quale scrive rammenta
anche la sua non-estraneità rispetto ai movimenti del verismo e al neorealismo
nel quale rimane conteso e ai quali le sue opere si ispirano. Le tematiche
neorealiste vengono riprese ne La
Ciociara (1957) dove mette in luce il dramma della guerra, la
ricostruzione nel Dopoguerra dove tutto ritorna come prima, come se nulla fosse
cambiato. In questo libro, Cesira, una vedova negoziante, e la figlia Rosetta,
lottano per sopravvivere a Roma durante la Seconda Guerra Mondiale e cuciti i
risparmi di una vita nelle fodere di un vestito, decidono di fuggire e tornare
nella loro terra natìa ciociara. Alla Liberazione, dopo esser sopravvisute alla
fame e al freddo, le donne vengono attaccate e Rossetta viene violentata da
soldati del Nord Africa. Moravia parte sempre, quindi, dall'idea che
l'intellettuale non è altro che il testimone del suo tempo. Così, il Moravia
del Dopoguerra, diverso dal Moravia durante il ventennio fascista, si evolve e
deve descrivere ne La noia (1960)
una realtà economica spuntata durante agli albori del Boom economico,
l'alienazione neocapitalista legata alla ricerca ossessiva di sesso e di denaro
di cui è oggetto Dino, un pittore, che si annoia nella propria casa a Roma e
che disprezza come il padre i valori borghesi, tramandati dalla madre. Si
innamora di Cecilia, una ragazza che ben presto si annoierà. Il giorno in cui
lui vuole lasciarla, lei non si presenta all'appuntamento, facendolo così
ingelosire. Da quel momento, i continui pedinamenti innescano poi un sistema in
cui lui la paga perché lei lasci il secondo uomo che ha incontrato. Lei accetta
il denaro, creando un meccanismo vizioso.
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